ItaliaMagazine presenta “Il Colpo” di Guglielmo Marconi

gennaio 15, 2011

Proiezione al Consiglio Nazionale delle Ricerche del cortometraggio di Raffaele Manco

Nell’estate del 1895 Guglielmo Marconi dimostrò la possibilità di trasmettere segnali radio a distanza. In uno dei tanti esperimenti, l’appena ventenne inventore posizionò davanti la sua casa di Villa Grifone un apparecchio di sua creazione per le trasmissioni senza fili dal quale avrebbe fatto partire un impulso. A circa 2,5 chilometri di distanza, nei pressi del Colle dei Celestini in località Pontecchio, posizionò un ricevitore ed un’antenna (un palo con dei fili di rame e scatole di latta conficcati nel terreno).

Il colpo di fucile che riecheggiò nella campagna bolognese circostante salutò un passo rivoluzionario nella storia del mondo: la nascita della comunicazione senza fili.

Il cortometraggio “Il colpo” vuole riflettere e ripercorrere quell’attesa che precedette lo sparo. L’alba del fatidico giorno, la tenacia del giovane Guglielmo, l’azione del fratello Alfonso accompagnato dal colono Mignani, la fedeltà del giardiniere Antonio Marchi che mai abbandonò il “Signurein” Guglielmo, la preoccupazione del padre Giuseppe, la fiducia assoluta della madre Annie.

Spiega Raffaele Manco, il regista: “L’idea è nata in maniera molto semplice: un giorno stavo scorrendo l’almanacco delle ricorrenze e alla data del 25 aprile, giorno in cui Marconi nacque, si narrava l’aneddoto del colpo di fucile, che fu sparato in uno dei tanti giorni dei suoi esperimenti, quale segnale della riuscita della prima trasmissione di onde elettromagnetiche. È stata l’attesa di quel colpo di fucile ciò che più mi ha attirato. Su quella è nato l’interesse per la figura Marconi e quindi per il corto.”

Afferma Mario Masi, giornalista che presenta il corto: “Tutti hanno un telefonino e molti sanno cos’è un collegamento wi-fi, perché non cercare di capire come tutto è iniziato? Il film diretto da Raffaele Manco è pieno di poesia e ammirazione verso un grande uomo e scienziato come Guglielmo Marconi. La cultura e il progresso possono passare incredibilmente anche attraverso un colpo di fucile”

A seguire tavola rotonda con:

– Francesco Cremona (proprietario della Museo di apparecchiature storiche per le Telecomunicazioni di Colleferro)

– Gabriele Falciasecca (Presidente della Fondazione Guglielmo Marconi)

– Marco Ferrazzoli (Capo Ufficio Stampa CNR)

– Giovanni Paoloni (Università La Sapienza di Roma)

– Barbara Valotti (Vice Presidente Fondazione Guglielmo Marconi)

Presenzia la principessa Elettra Marconi (figlia di Guglielmo Marconi)

L’evento è patrocinato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche

21 gennaio 2011 – ore 16,30 – Consiglio Nazionale delle Ricerche – Aula Marconi – Piazzale Aldo Moro, 7 Roma


Libero del 20 aprile

aprile 20, 2010


Panorama del 16 aprile – No slogan

aprile 17, 2010


No slogan: l’ecottimismo ai tempi del catastrofismo. La prefazione di Guido Guidi

aprile 5, 2010

Perché uscire con un Instant Book? Non l’ho chiesto all’autore, né ai suoi interlocutori, protagonisti della efficace formula narrativa che contraddistingue queste pagine. Per cui provo a rispondere al posto suo, rapito da uno di quegli attacchi di onnipotenza che ogni tanto capitano, sperando di avvicinarmi almeno un po’ alle sue intenzioni.
Questo libro nasce per complicare un po’ le cose, non per chiarirle, rendendo a mio parere un gran servizio a chi desidera informarsi. Potrà sembrare un paradosso, ma il male peggiore che affligge oggi il dibattito sul cambiamento climatico e sulla salvaguardia dell’ambiente, tra grida di allarme, clamorose smentite e condizionamenti vari di ordine economico, politico ed ideologico, è proprio l’eccesso di semplificazione, usata non allo scopo di spiegare gli altrimenti incomprensibili meandri della scienza, né in qualità di efficace strumento di divulgazione atto a coinvolgere e rendere consapevoli i non addetti ai lavori. La semplificazione è solo diretta conseguenza delle innumerevoli incertezze del nostro livello di conoscenza del sistema, cui si associa sovente una ferma volontà di non ammetterle.
Quale l’esempio più tangibile? Uno per tutti, l’aver preso una semplice correlazione temporale, quale è la contemporaneità tra l’accrescimento della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera e l’aumento delle temperature medie superficiali del pianeta ed averla tramutata in rapporto di causa effetto. Il passo successivo è breve. Dal momento che tale aumento della concentrazione di gas serra è avvenuto per effetto delle attività umane, questo rapporto di causa effetto è stato posto all’origine della deriva catastrofica del clima.
A pensarci bene non si tratta solo di semplificazione, c’è in questo ragionamento anche una sostanziale imprecisione. Per due ragioni. Innanzi tutto perché quel che sappiamo della storia del clima –che non è poco- ci dice che se esiste una relazione diretta tra questi due fattori, essa agisce in modo esattamente opposto a quanto ritenuto essere la causa di tutti i nostri guai climatici. Nel passato,infatti, le oscillazioni termiche hanno sempre preceduto e non seguito quelle della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera. Però l’aumento recente della quantità di questo gas presente in atmosfera ha origini essenzialmente esogene, per cui occorre entrare un po’ più nello specifico. E qui arrivo al secondo punto. In presenza di un accrescimento antropogenico della concentrazione di CO2 , è noto che questa può intervenire sulla quantità di calore trattenuto in atmosfera solo per una porzione conosciuta e minimale, mentre, per giungere all’eccesso di calore necessario a produrre un riscaldamento quale quello misurato o peggio quale quello paventato per il prossimo futuro, dovrebbe innescarsi una serie di dinamiche endogene in grado di amplificare il potenziale di quella quantità minimale.
Molte di queste dinamiche sono note solo parzialmente, alcune sono immaginate, altre ancora sono addirittura ignote. Dunque la semplificazione consiste proprio in questo, nel trascurare che questa incertezza mina dal profondo ciò che si suppone di sapere su questa supposta relazione di causa effetto e costringe a valutazioni soggettive, a scelte arbitrarie, che di fatto anticipano il risultato delle indagini scientifiche, indirizzandole inevitabilmente verso una soluzione desiderata, piuttosto che giustificata dall’esatta ricostruzione della catena degli eventi che caratterizzano un sistema così complesso. Con questi risultati alla mano, si sostiene la necessità di adeguarsi ad una “visione del mondo” molto lontana dal mondo reale, il quale, pur certamente perfettibile, ha il pregio di aver condotto la nostra specie a livelli di sviluppo e qualità della vita che quella visione non solo non permetterebbe, ma giudica dannosi ed eccessivi.
E così, Luigi Mariani e Teodoro Georgiadis, attraverso la penna di Mario Masi, ci accompagnano alla scoperta della complessità di queste dinamiche e delle implicazioni che esse sottendono per il sistema pianeta e per la nostra simbiosi con esso, senza trascurare di sfatare la gran quantità di ingiustificate esagerazioni o addirittura palesi mistificazioni che hanno caratterizzato un dibattito troppo aspro ed acceso per essere solo scientifico. Un ambito di discussione di proporzioni globali, che piuttosto ha cessato di perseguire l’obiettivo della scienza per giungere ad essere strumento di interessi di parte, ora l’una, ora l’altra, quasi mai e da troppo tempo ormai, dalla sola parte della conoscenza.

Guido Guidi


La scienza e….Sonia Grey

marzo 28, 2009

soniaLa carriera nel mondo dello spettacolo di Sonia Grey inizia nel 1990, a fianco di Gianni Ippoliti. Seguono poi “Striscia la Notizia”, “Sabato al Circo”, il “Tg delle vacanze”, “Nonno Felice”, “Il bello delle donne”. Dal 2002 conduce continuativamente programmi e rubriche di grande ascolto: “Notti mondiali”, “Unomattinaestate”, “Mezzogiorno in famiglia”. Dal 2004 presenta con Franco Di Mare “Uno Mattina” e dal 2005 presenta, sempre su Rai1, “Sabato & Domenica”. Un totale di 3.300 ore di conduzione televisiva, 882 puntate in diretta, 60 puntate di sit-com e serial tv, 2 film tv da protagonista e 11 programmi da show-girl. L’interesse per la scienza, la salute e la medicina la riguarda sia nella professione sia nella vita privata. Sul suo sito http://www.soniagrey.it cura personalmente una rubrica in cui racconta il suo metodo per stare ‘InForma’ e coltiva una grande passione per la Pnl, la programmazione neuro-linguistica, in cui ha conseguito un Master.

La trasmissione “Sabato & Domenica” da lei condotta ha come sottotitolo ‘La televisione che fa bene alla salute’. Perché questo risalto al tema medicina?

È un’idea che abbiamo promosso con il dottor Giovanni Scapagnini e il dottor Fabrizio Duranti. Cerchiamo di fare divulgazione scientifica con un elevato livello di qualità. Ci sembrava che su Rai1 mancasse un format di questo genere, che invece è presente su Rai3 e Rete4.

Come prepara i suoi spazi sulla salute e le interviste, come scegliete i temi da affrontare?

Lavoro con un gruppo di persone e ci basiamo principalmente sulle domande del pubblico. Innanzitutto, tentiamo di dare una risposta, sul nostro sito e tramite mail, a quanti ci chiedono chiarimenti su alcune patologie. Poi cerchiamo di stare sempre al passo con le novità nell’ambito della medicina, chirurgia e della ricerca.

A suo avviso, esiste un rischio di spettacolarizzazione mediatica della scienza medica?

sonia1Sì, come per altri argomenti. Qualche tempo fa al Senato, ho ritirato un premio dal professor Girolamo Sirchia, che mi ha detto: ‘Le voglio fare una raccomandazione: stia attenta al protagonismo’. Si riferiva ai medici e ai conduttori. Una raccomandazione che condivido pienamente. Penso che nella nostra attività ci debba sempre accompagnare un’etica e prendo molto seriamente il mio lavoro di divulgazione, facendolo al meglio delle mie capacità, con rigore. E’ una responsabilità che sento. Per chi mi contatta per un problema fisico o medico io ci sono sempre. E sono molte le persone che mi scrivono per ringraziarmi.

Quale tra gli argomenti trattati dagli esperti che ha ospitato in trasmissione l’ha maggiormente colpita?

Noi trattiamo praticamente tutte le patologie, comprese le malattie genetiche rare. Ciclicamente poi affrontiamo le patologie maggiormente diffuse come ipertesione, malattie reumatiche, sindrome metabolica, diabete. In questi casi riscontriamo il massimo dello share e una fame di sapere da parte del pubblico. Trovo affascinante che la ricerca comunque stia andando avanti: patologie su cui prima si interveniva chirurgicamente ora sono risolte con un trattamento endoscopico non invasivo.

Chi vorrebbe intervistare, che non abbia ospitato finora?

Non ho un nome in particolare. Sono molto affascinata da chi studia il cervello, la psiche. Devo dire che, anche se ormai sono abituata a intervistare esperti, mi capita spesso di incontrare persone straordinarie che mi regalano emozioni e informazioni nuove anche sugli argomenti che tratto solitamente.

Prima di affrontare quest’esperienza seguiva già i temi medici e scientifici?

Prima di Sabato e Domenica ho lavorato a Uno Mattina, al cui interno già conducevo una rubrica che si intitolava ‘Vivere fino a centoventi anni’ e trattavo di medicina, benessere e salute. Ho condotto anche un format ‘In forma con Sonia’ in cui trattavo di informazione scientifica applicata al benessere. Dal punto di vista personale, il mio percorso professionale ha coinciso con il momento in cui ho iniziato ad approfondire questi argomenti. Anche al di fuori del programma studio continuamente, mi occupo di Pnl, la programmazione neuro-linguistica. E’ una metodica che studia le strutture di pensiero delle persone e nasce dal modeling, lo studio delle strategie di coloro che eccellono nel loro campo. Anche al di fuori dell’ambito televisivo i miei interessi privati ruotano intorno a questi temi. Mi piace moltissimo correre, meditare, nutrirmi in modo sano.

Da bambina ha mai pensato di diventare medico o di dedicarsi a un’altra professione scientifica?

No, ho sempre pensato di lavorare nel mondo dello spettacolo. Già da piccola mi chiudevo in camera e mi immaginavo a ballare sul palco. Per fortuna, con il crescere ho messo un po’ la testa a posto e ho iniziato ad occuparmi anche di argomenti meno futili.

A scuola andava bene nelle materie scientifiche?sonia21

In realtà ho avuto un percorso scolastico movimentato. Ammetto di avere una gran fortuna, che mi ha aiutato anche a scuola: sono una persona, usando un termine della Pnl, molto ‘visiva’: mi basta leggere velocemente qualcosa per memorizzarla immediatamente. Da giovane sfruttavo questa dote per studiare meno e giocare di più. Non ho avuto un approccio molto positivo con le materia scientifiche. Il mio interesse è cresciuto negli anni, anche per essermi scontrata con patologie gravemente invalidanti che hanno colpite persone a me care.

C’è una ricerca che le piacerebbe fosse eseguita?

Mi piacerebbe che si lavorasse più sul benessere che sulla malattia. Vorrei che nascesse una sorta di scienza che raggruppi tutto ciò che si è scoperto di buono per fare in modo che l’individuo viva la propria vita nel miglior modo possibile. Ci si dovrebbe focalizzare sulla promozione degli stati d’animo, delle emozioni, del pensiero positivo. Purtroppo manca la consapevolezza del vivere bene e quando ci si accorge di questo, spesso, è troppo tardi. Vorrei proporre un programma proprio su questi argomenti, magari in una fascia oraria diversa. I tempi, credo, sono maturi.


Kyoto, avanzano gli scettici

febbraio 18, 2009

kyotobutton1In molti il 16 febbraio 2005 avrebbero scomesso che il mondo sarebbe migliorato. L’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto simboleggiava l’impegno concreto da parte dei paesi industrializzati per abbattere i temuti gas serra. Ma dopo appena quattro anni si registra un forte affanno da parte dei paesi firmatari a stare al passo con gli ambiziosi obiettivi fissati dal Protocollo. WWF, Greenpeace e Legambiente lamentano che a fronte del previsto taglio complessivo del 6,5%, le emissioni nel nostro paese sono invece cresciute del 9,9% dal 1990 ad oggi. Le major ambientaliste lamentano anche il ritorno al carbone e al nucleare da parte dell’attuale governo al posto delle energie alternative pulite. Dall’altra parte aumenta il fronte degli scettici, convinti che il Protocollo dal punto di vista strettamente climatico sia assolutamente inutile, essendo risibile il contributo umano di anidride carbonica rispetto a quello naturale. Forti perplessità colpiscono anche il mercato dello scambio di quote di emissione messo in piedi dal Protocollo, ora asfittico a causa della crisi finanziaria ma usato fino a poco tempo come strumento speculativo. In questi anni lo scontro fra catastrofisti e eco-ottimisti, fra seguaci del global-warming e scettici si è combattuto a suon di comunicati stampa, convegni, film e…premi nobel, mortificando la possibilità di ragionare in modo scientifico sull’evoluzione del clima del nostro pianeta. Per Teodoro Georgiadis, dell’Istituto di Biometeorologia del CNR, teoattualmente anche la stessa misurazione degli eventuali benefici di Kyoto non è semplice: “abbiamo una rete mondiale di misura con stazioni disomogeneamente distribuite che non ci assicurano quindi che il senso del “globale” sia veramente rispettato. Inoltre esiste anche il problema di verificare l’affidabilità delle stazioni di rilevamento”. Gli elementi a disposizione della ricerca indicano dunque che nei confronti di un sistema complesso come quello climatico nessun scienziato serio può dire di nutrire certezze assolute. “Misuramo pochissimo l’oceano, e nell’oceano sta buona parte dello scambio di energia del pianeta – continua Georgiadis – misuriamo solo la temperatura alla superficie che sicuramente è un indicatore molto povero di tutti i processi fisici del sistema climatico che è fatto di scambi di energia anche attraverso processi che vedono i cambiamenti di fase dell’acqua, ovvero il ciclo completo di questa.” Gli stessi modelli matematici sulla cui base vengono orientate le politiche ambientali degli stati non rappresentano una piena affidabilità. Fabio Malaspina, fisico e metereologo, docente del Master in Scienze Ambientali all’Università Europea ricorda che: “il padre della modellistica matematica, John Von Neumann descriveva le difficoltà e potenzialità dei modelli con il famoso aforisma: “Con quattro parametri posso descrivere un elefante e con cinque posso fargli muovere la proboscide.” E i modelli climatici hanno molto più di cinque parametri. “Quasi nessuno ha il coraggio di dirlo – spiega Malaspina – se non ci si fa trarre in inganno dall’uso del calcolatore più potente al mondo e di sofisticatissimi satelliti, non esistono elementi scientifici per affermare che sono diverse le affidabilità di una previsioni a cinquanta o cento anni effettuate con metodi astrologici o matematici o sulla base del volo degli padroni-pianeta1uccelli.” A fronte di tali mancate certezze esiste però un problema economico che l’adozione di certe politiche ambientali comporta. Per Antonio Gaspari, autore con Riccardo Cascioli de “Le bugie degli ambientalisti “ e “I Padroni del Pianeta”: “i costi sono giganteschi per dei risultati che, anche se fosse realistica la teoria del global warming, saranno ridicoli. Secondo l’ultimo Rapporto pubblicato dall’IPCC nel maggio del 2007, i costi sono di almeno 100 dollari per ogni tonnellata di CO2 , pari al 3% del Prodotto Interno Lordo a livello mondiale. Una cifra spaventosa.” E’ l’Italia che prezzo deve pagare? “Dal lavoro della Commissione ministeriale per la contabilità ambientale – afferma Gaspari – istituita dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa Schioppa, e presieduta dall’allora sottosegretario all’economia Paolo Cento, risulta che dopo aver assunto l’impegno di tagliare le emissioni di gas serra del 6,5 per cento entro il 2012, l’Italia ha raggiunto nel 2004 la quota 583 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Sono 97 milioni di tonnellate di eccedenza annua. La Commissione europea e la Banca Mondiale calcolano che il prezzo di mercato dei “carbon credits”, sia pari a 20 euro per tonnellata di anidride carbonica. Moltiplicando i 128 milioni di tonnellate di anidride carbonica emessi in violazione del protocollo di Kyoto per 20 si arriva a 2,56 miliardi di euro l’anno.” Nell’arco del quinquennio 2008-2012 quindi il raggiungimento degli accordi di Kyoto dovrebbe costare all’Italia 12,8 miliardi di euro. Di questi, 1,6 miliardi dovrebbero essere potenzialmente a carico del settore imprenditoriale. Non è da trascurare al riguardo il calcolo fatto dal Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica, per cui il “pieno e perfetto adeguamento al Protocollo di Kyoto” porterebbe nel 2050, secondo i calcoli fatti dal Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica , ad una riduzione delle temperature medie del pianeta di soli 0,06 gradi centigradi, rispetto a quanto avverrebbe in assenza del Trattato. “E’ impensabile – continua Gaspari – che l’Italia,così come gli altri Paesi, riescano a pagare certe cifre, soprattutto in una situazione in cui il PIL scende e la crisi finanziaria schiaccia le imprese ed il lavoro.” Probabilmente dunque, al di là delle posizioni divergenti, sarà proprio la congiuntura economica negativa a far luce sui presunti benefici di un calo dell’industrializzazione. Il calo della produzione fino al 50% di quei comparti che producono più emissioni unito ad un taglio generalizzato del consumo di energia comporterà per certamente una energica riduzione delle emissioni. Sarà curioso conoscere se i livelli di concentrazione di anidride carbonica diminuiranno in egual misura.


Cambiamenti climatici: la legge della marmotta

febbraio 3, 2009

marmotta_intChi non ricorda l´omonimo film con Bill Murray? Un meteorologo televisivo viene inviato in Pennsylvania, nella piccola città di Punxsutawney, per un reportage sulla ricorrenza del Giorno della Marmotta. Qui rimane intrappolato in un loop temporale. Ogni mattina, alle sei in punto la radio lo sveglia al suono di I got you babe di Sonny & Cher: da quel momento la giornata si ripete sempre allo stesso modo.
Il 2 febbraio negli Stati Uniti rappresenta un vero evento. Il sito dedicato (http://www.groundhog.org) narra come dal 1886 esista una marmotta-meteorolga ufficiale. Tutti aspettano che la marmotta Phil si svegli dal letargo: se uscendo dalla tana vede la propria ombra, si spaventa e torna a dormire. Questo significa che l´inverno durerà ancora sei mesi. Se il cielo è grigio il letargo può aver fine perché la primavera è in arrivo.
Il folklore americano trova la sua corrispondenza in occidente in diverse ricorrenze nobilitate dalle antiche origini.

In Italia si festeggia la Candelora. In origine era una festa pagana. In occasione della “februatio” le donne giravano con ceri accesi, simbolo di luce, per purificare la città dagli influssi dei demoni.
Il cristianesimo vi sovrappose la festa per la Purificazione della Madonna, che cadeva proprio il 2 febbraio, quaranta giorni dopo il Natale e si svolgeva sempre con una processione con i ceri, simboleggianti questa volta il battesimo che purifica dal peccato originale.
In alcune zone della penisola resiste ancora l´originario legame con il mondo naturale e si festeggia il Giorno dell´Orso. Se svegliandosi dal letargo scopre che il tempo è nuvoloso, annuncia con tre salti l’arrivo della primavera.

main2009winterLe tradizioni della marmotta, della candelora o dell´orso si richiamano a quello che sono stati per secoli i nostri proverbi. Oggi la saggezza popolare dedicata al clima è stata superata da modelli matematici che hanno l´ambizione di prevedere il tempo da qui a cento anni.
Il grande astronomo di fine Ottocento Giovanni Virginio Schiaparelli a tal proposito affermava: «la previsione del tempo! È quanto dire la pietra filosofale dei nostri giorni…. Si cessi una volta dal promettere alle popolazioni a nome della scienza, ciò che oggi la scienza non può dare».
Luigi Mariani, autore del recente Cambiamenti climatici e conoscenza scientifica, ha presentato pochi giorni fa la ristampa anastatica di un libro del 1888 di Ercole Ferrario, dal titolo I principali proverbi relativi all’agricoltura spiegati ai proprietari ed ai coltivatori.
«La mia presentazione – afferma Mariani – relativa ai proverbi dedicati al tempo atmosferico, partiva dall’idea che i proverbi in passato servivano per dare a chi ne faceva uso, soprattutto agricoltori, l’idea, che si rivelava assai spesso una pia illusione, di poter dominare la variabilità atmosferica, dai cui capricci dipendeva la sopravvivenza stessa. I proverbi esprimevano una grande attenzione ai fenomeni naturali ed una diffidenza innata verso i possessori del sapere teorico».

I proverbi e le tradizioni sono spesso frutto di conoscenze pratiche acquisite scontrandosi con una realtà spesso assai drastica. Spesso quindi sono serviti ai nostri progenitori come supporto psicologico a fronte al comportamento del tutto imprevedibile del tempo atmosferico, che gli inadeguati sistemi di scorte rendevano foriero di carestia e morte.
«Oggi le cose non stanno più così – continua Mariani – nel senso che i modelli matematici a nostra disposizione consentono di formulare previsioni meteorologiche passibili di uso operativo fino a 5 – 7 giorni in avanti rispetto alla data di emissione».
Tuttavia spingendosi ancor più in avanti si ripresenta il nostro limite rispetto alla previsione meteorologica.
Per Mariani: «ancor oggi infatti una previsione a 15 giorni è alquanto imprecisa mentre del tutto improponibili sono quelle a 2-3 mesi, in cui peraltro i nostri mezzi di informazione si lanciano spesso con l’ausilio di “esperti” alla ricerca di magre figure. Tuttavia le informazioni che emergono dal “giorno della marmotta” hanno più che altro un valore simbolico e di legame con la tradizione e con la natura, legame che le rende gradevoli e gradite».

I modelli climatici sono quindi un prodotto tecnologico complesso da usare con discernimento, avendo ben chiari quali sono i loro limiti. Come afferma Antonino Zichichi: non esiste ancora una equazione del clima.
«Con i modelli matematici – conclude Mariani – è possibile migliorare in modo sostanziale le nostre conoscenze sui meccanismi del clima che, essendo un sistema complesso e con migliaia di cause mal si presta ad una semplice lettura da parte del singolo scienziato o peggio dell’uomo della strada».
Se si vuole quindi andare oltre la saggezza popolare e non si vuol cadere nella logica luddistica del rifiuto dei modelli è importante che la scienza ne faccia un uso consapevole, senza prestare il fianco a facili catastrofismi.

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Clima, un libro controcorrente

gennaio 14, 2009

cambiamenti-climatici-e-conoscenza-scientifica-copertina1Sebbene la ‘scienza del clima’ sia, secondo molti esperti lontana dal poter fornire certezze, i sostenitori dell’antropological global warming sono convinti che l’uomo sia la causa dei cambiamenti climatici. Ma il clima sta cambiando davvero? E se così fosse, si tratta di un evento evitabile?
Uberto Crescenti, docente di geologia applicata, e Luigi Mariani, professore di agrometeorologia e tra i massimi esperti di clima del nostro Paese, in “Cambiamenti climatici e conoscenza scientifica”, cercano di spiegare i fenomeni oggetto degli slogan più comuni. I due autori chiariscono come il clima si sia sempre modificato: le variazioni sono avvenute ciclicamente con il succedersi di periodi caldi e periodi freddi. Negli ultimi 2 milioni di anni ben 15 ere glaciali si sono alternate a fasi di con temperature maggiori.
Il pericolo del riscaldamento globale dunque non esisterebbe. Tra l’altro, notano gli autori, dal 1998, le temperature globali non salgono più. Non solo, gli orsi bianchi sono oggi 22.000 contro i 5.000 del 1940. Se poi si pensa che la Terra si stia surriscaldando basta riandare al Medioevo, quando i vichinghi si stabilirono nella verde e rigogliosa Groenlandia.
Crescenti e Mariani si servono dei contributi forniti dalle scienze geologiche e agrarie per studiare un clima che cambia sì in continuazione, ma per cause naturali. La demonizzazione dell’anidride carbonica poi, a loro dire, non ha scientificamente senso: è un gas non inquinante, essenziale per la fotosintesi nelle piante e per la vita umana. Così come l’effetto-serra è considerato un fenomeno del quale dovremmp essere grati, visto che le temperature medie della terra sono più temperate e piacevoli.
Da leggere per ascoltare una voce controcorrente su un tema molto ‘caldo’, quale il reale significato dei fenomeni naturali.

http://www.almanacco.rm.cnr.it/

La scienza e..Valentina Vezzali

ottobre 15, 2008

Valentina Vezzali, pluricampionessa di scherma nella specialità fioretto, è uno dei simboli sportivi del nostro Paese. Inizia a tirare a soli 15 anni vincendo per tre volte di seguito il titolo iridato al Campionato mondiale cadette. Da lì, è una cavalcata trionfale. Categoria under 20: medaglia di bronzo nel 1990, d’argento nel 1992, d’oro nel 1993 e 1994. Debutta alle Olimpiadi nel 1996, ai Giochi di Atlanta, ed è medaglia d’argento individuale e d’oro nella prova di squadra. A Sidney 2000 conquista l’oro, e si ripete ad Atene 2004. Campionessa del mondo di scherma nel 2005 a Lipsia, a soli quattro mesi dalla nascita del figlio, ad agosto 2008, a Pechino, è ancora oro.
E’ l’atleta italiana che ha conquistato più medaglie d’oro ai giochi olimpici. Fa parte del gruppo sportivo delle Fiamme oro della Polizia di stato. E’ sposata e ha un figlio di tre anni. Nel 2006 ha pubblicato una autobiografia dal titolo “A viso scoperto”.

Segue i fatti di natura scientifica, le notizie su scoperte o problemi legati alla ricerca?
Purtroppo riesco a seguire solo le notizie di stretta attualità. Ogni tanto guardo su Sky qualche documentario con mio figlio, soprattutto quelli che parlano del mare e dei pesci, perché lui li adora. Apprezzo moltissimo Piero Angela e le vecchie puntate di Quark: pur non avendo interessi particolari resto affascinata da questi lunghi ‘viaggi’.

Come andava a scuola nelle materie scientifiche? Ha mai pensato di svolgere una professione di carattere scientifico?
Avevo una piena sufficienza, ma di certo non brillavo. A professioni di carattere scientifico non ho mai pensato. Credo comunque sia necessaria una predisposizione per lavorare in questi settori.

Una volta ha dichiarato che prima di farsi visitare ci pensa sempre due volte. Ha scarsa fiducia nella medicina?
No, anzi, ho piena fiducia nei medici e nel mio staff. A volte ho paura della diagnosi e quindi ho timore di andare dal medico.

Quanto c’è di scientifico nella preparazione di un atleta di oggi a livello internazionale?
Praticamente ogni cosa. Dall’alimentazione con la dieta a zona agli esercizi mirati e ‘ad personam’. Tutto viene monitorato quasi quotidianamente. Io stessa sono seguita da un équipe di medici e nutrizionisti davvero impagabili.

Ha fiducia nella ricerca volta ad assicurare la correttezza delle competizioni?
Certamente. In tal senso credo si possano fare importanti passi avanti. Debellare il doping è un dovere. Ritengo inoltre che la tecnologia, se ben applicata, possa risolvere tantissimi problemi anche dal punto di vista arbitrale.

C’è una ricerca che le piacerebbe fosse eseguita, in ambito sportivo o non?
In ambito sportivo non ne vedo l’urgenza. In ambito sanitario sì. Non saprei indicare con specificità in che settore, ma vorrei sicuramente che la ricerca, che purtroppo in Italia vive un momento di stallo, potesse fare passi da gigante per risolvere i problemi di salute.

http://www.almanacco.rm.cnr.it/articoli.asp?ID_rubrica=4&nome_file=01_17_2008

La carica delle eco-mamme

ottobre 4, 2008

Altro che casalinghe disperate alle prese con le loro battaglie domestiche: è il momento delle eco-mamme. Terrorizzate dal moderno catastrofismo ecologista queste mamme moderne conoscono a menadito i pericoli che incombono sui propri pargoli: dagli ftalati nascosti nelle piscinette gonfiabili al mercurio contenuto nel tonno o al piombo che impregna alcune vernici domestiche.
La trentotenne Danek Pinkson, dopo essere stata fulminata dalla “Scomoda verità” di Al Gore, ha fondato la Ecomoms Alliance, che conta già su ben 11 mila iscritti, passa la sua esistenza a cercare di convincere le altre mamme ad adottare uno stile di vita più ecologico, fatto di pannolini lavabili, pane fatto in casa, lampade a basso consumo, spesa a km zero, passeggiate in bici, bicarbonato al posto del sapone,ecc.
Le mamme italiane si sono riunite dall’8 al 15 giugno in Galleria Vittorio Emanuele in occasione dell’iniziativa “I Giorni della salute”, promossa dall’assessorato alla Salute del Comune, per partecipare agli happy hour ecologici organizzati da Riccarda Serri, dermatologa dell’Università degli Studi di Milano. 

L’ecomamma tipo – spiega Serri –  “è semplicemente una persona che usa bene il cervello. E si rende conto che l’ecologia non affatto è un’ideologia”. “L’ecologia è salute – continua la dermatologa – e riguarda la nostra vita di ogni giorno: l’acqua che beviamo e con cui ci laviamo, l’aria che respiriamo, gli abiti e i gioielli che indossiamo, i computer e i telefonini con cui lavoriamo”.

Ma la vita delle Ecomoms non è tutta rose e fiori: criticate per la loro ansia ecologista sono state definite anche “angeli della pattumiera”.  Paola Vitali, sull’Occidentale, scrive al proposito: “Una nuova generazione di eco-ansiose, come molte di loro si definiscono, sempre più assalita dal senso di colpa per gli sprechi incontrollati che tanto male fanno a Gaia, trova la sua purificazione in un corredo di diktat che trasformano le famiglie in piccoli inferni di abitudini meticolose, nei fatti un vero e proprio lavoro. E che consacrano la Ecomamma come nuova versione della madre veramente alla moda,…

Ma nulla sembra fermarle. Libby McDonald è una mamma che ha sofferto per l’intossicazione da piombo del proprio piccolo e di quella esperienza ne ha fatto tesoro. Ora produce libri e documentari sui pericoli derivanti da piombo, mercurio, plastica, pesticidi e inquinamento.
Nel suo ultimo “Crescere un figlio sano in un mondo inquinato” spiega come, nonostante l’organismo umano abbia un meccanismo interno che protegge il cervello da sostanze velenose, il piombo riesce  a confondere questa barriera “mascherandosi” da calcio. Attenzione quindi alle vernici delle case di qualche anno fa, ai giocattoli, ai rossetti, alle tinture per capelli. Ci sono paesi all’avanguardia nella prevenzione come lo Stato di New York, in cui a un anno è obbligatorio il test sui livelli di piombo.

Altrettanto temibile per i nostri pargoli è la minaccia da mercurio. E’ sconsigliato quindi il consumo di quei pesci in coda alla catena alimentare come il tonno e il pescespada. Attenzione ai vaccini contro il morbillo, patotite e rosolia. Persino alcuni comuni antinfluenzali possono contenere mercurio.
Una ecomamma come si deve non dimentica di chiedere al proprio dentista di non usare amalgama ma resina per curare i denti dei proprio piccoli.

Ma è soprattutto nella quotidianietà che si nascondono le insidie. I ftalati sono composti chimici usati per rendere morbida la plastica. Unico inconveniente: simulano gli effetti degli ormoni, “femminilizzando” i bambini.  In questo caso la lotta è ardua perché si nascondono ovunque: nei libri di plastica morbidi, nelle tende da doccia, nello smalto delle unghie, nei gel per capelli, nelle borse di plastica e persino nei tubicini medici dei reparti di neonatologia e terapia intensiva degli ospedali.
Poiché queste sostanze non sono stabili, quando i bambini mettono in bocca un giocattolo di plastica morbida è come se gustassero un lecca-lecca di ftalati.
Libby McDonald, con i suoi consigli su come rendere la propria vita e quelle dei bambini ecologicamente sana, entra dunque a pieno diritto nel club delle Ecomoms e la chiusura del suo libro spiega bene la missione che unisce queste mamme dei tempi moderni:” Forse,se madri e padri coraggiosi, studiosi impegnati nell’ambito della salute pubblica, politici e dirigenti di aziende dedicheranno sufficiente attenzione al tipo di sostanze chimiche che disperdiamo nell’ambiente, i figli dei nostri figli potranno essere nutriti con il latte materno che non contenga dosi di pericolosi inquinanti industriali, potranno divertirsi con i giocattoli prodotto senza sostanze che disturbano gli ormoni e sgranocchiare panini al tonno senza tracce di neurotossine. Se i genitori, i consumatori e i ricercatori lavorano tutti insieme per questo obiettivo, ci sono ragioni per sperare”. 

Eco-mamme italiane

 

Anna ha trent’anni ed è una neomamma. Dalle pagine del suo cliccatissimo blog“Ecomamma” (www.ecomamma.net) dispensa a piene mani consigli per eco-famiglie. “Non sono mai stata una grande consumatrice di yogurt – scrive Anna –  quindi non mi ero mai posta il problema. Ma ora col fatto che Ricky ha cominciato lo svezzamento e lo mangia tutti i giorni mi sono ritrovata con una quantità industriale di vasetti vuoti (hai voglia ad utilizzarli per congelare il brodo e il passato di verdure!) e col dubbio di quello che c’è dentro”. Le etichette degli yogurt impressionano Anna che decide di comprare una yogurtiera “a impatto ZERO sull’ambiente e a impatto contenuto sul portafogli”.

Come è nata l’dea del blog?

“L’idea del blog è nata una sera a cena – racconta Anna – parlando con i miei fratelli e un’amica del fatto che uno stile di vita eco non fosse poi così impegnativo come la maggior parte delle persone pensano. Allora ho pensato che condividere, attraverso un blog, la mia esperienza potesse essere un modo per fare arrivare questo messaggio e per coinvolgere anche persone interessate, ma ancora timorose dell’impegno e del tempo che queste cose possono portar via. Senza contare inoltre il fatto di poter anche ricevere consigli e informazioni utili da altri utenti. E così è stato. Il blog ha una frequenza di visite dalle 40 alle 70 giornaliere e molti utenti partecipano attivamente con consigli o richieste.
Quindi credo che posso dire di aver ottenuto lo scopo, propro la condivisione di uno stile di vita che è molto più “normale” di quanto si pensi”

Dalle Ecomoms americane alle eco mamme italiane. A che punto siamo nel nostro paese? Come vi state organizzando?

“Non c’è un’organizzazione di eco-mamme in Italia, non che io sappia, quanto meno. Ma solo delle persone, nella fattispecie mamme, ma non solo, che si preoccupano dell’ambiente e della salute (e del portafoglio!), per sé e per i propri figli.
C’è una rete virtuale di siti e blog che affrontano i temi dell’ecologia, che danno consigli e dove ci si scambiano esperienze e informazioni, per vivere uno stile di vita più sostenibile, perché abbiamo un pianeta solo a disposizione ed è bene viverci in armonia, per lui e per noi stessi.
Onestamente non credo che serva un’organizzazione per fare questo, credo che basti la buona volontà!”

Qualche consiglio di vita pratica per uno stile di vita a impatto zero?

“Per le mamme prima di tutto consiglio di usare i pannolini lavabili per i bambini. Sono comodi, pratici e a impatto molto molto limitato.
Ogni bambino prodice circa una tonnellata di rifiuti all’anno solo di pannolini!
I pannolini lavabili invece sono economici, ecologici e salutari! E chi pensa che si debbano fare chissà quante lavatrici sbaglia (oltre al fatto che l’impatto dei lavaggi non è lontanamente paragonabile a quello dei rifiuti!), con un numero congruo di pannolini (circa 20) si lava ogni 2 o 3 giorni, insieme al resto del bucato e con poco, pochissimo detersivo.”

(Mario Masi per Il Giornale di San Patrignano)